Catacombe di Sant’Antioco Martire a Sant’Antioco

Tra le prime testimonianze della cristianità in Sardegna fanno certamente parte le Catacombe di S. Antioco, sviluppatesi a partire dal III sec. Intorno alla Cripta dell’omonimo Santo, patrono dell’Isola. Con riadattamento di cinque camere ipogeiche, facenti parte della vasta area della Necropoli punica risalente al VI sec. a.C. (alcuni di questi ambienti sono ancora apprezzabili nella loro completezza e struttura originaria con la stessa visita alle Catacombe), la comunità cristiana di Sulci (nome fenicio punico dell’Isola Antiochense), creò un vero e proprio cimitero collettivo per gli aderenti alla fede professata fino alla morte dal “seguace di Cristo” Antioco. Quest’ultimo, “medico dei corpi e delle anime” originario della Mauritania (in periodo romano tutto il settentrione africano), sarebbe stato deportato, a cavallo tra il I e II sec. d.C., come schiavo, ribelle alle leggi pagane dell’Impero, nell’Isola Sulcitana; in questa terra, con la sua incessante predicazione, avrebbe fondato la prima comunità cristiana della zona. Dopo la morte del martire, fissata dalla tradizione nel 127, il suo corpo venne de deposto nel sarcofago-altare oggi all’ingresso delle Catacombe, e ivi conservato sino al 18 marzo 1615: durante tale periodo la Cripta manterrà la primitiva funzione di area culturale. Anche se in condizioni di progressivo disfacimento, le Catacombe di S. Antioco conservano tutt’oggi elementi molto importanti, tali da far risaltare il luogo a capo di tutti i complessi cimiteriali della Sardegna. Vanno a proposito ricordate le pitture murali, pregevoli seppure nella loro frammentarietà: la figura del “Buon Pastore”, rappresentazione di Gesù nel ruolo di guida e maestro; una iscrizione funeraria che suonava “IN PACE VIBAS“, oggi decifrabili nelle ultime lettere; ed ancora raffigurazioni animali e floreali, tipiche della iconografia cristiana.
Tali pitture interessano sostanzialmente le tombe cosiddette ad arcosolio, le più importanti e caratteristiche sepolture di questo complesso, che prendono il nome della forma appunto ad arco. Non di minore importanza la tomba a baldacchino costruita nella camera dove la tradizione vede spirare S. Antioco. E poi le diverse sepolture sotterranee, i loculi e le sovrapposizioni in cassoni d’arenaria, che contribuirono, già in periodo paleocristiano, alla distruzione degli affreschi.

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