Necropoli Punica di Sulci o Sulky a Sant’Antioco

I resti dell’insediamento arcaico, scoperti fortuitamente nel 1983 grazie ai lavori di ristrutturazione dell’ospizio cittadino, sono costituiti da una sovrapposizione di ambienti rettangolari e quadrangolari, secondo uno schema ortogonale semplice, orientato da E a O. Questi ambienti sono edificati con pietrame di medie e piccole dimensioni, legato con malta di fango, su cui si imposta un alzato in mattoni in terra cruda, mentre i piani di calpestio sono costituiti da pavimenti in terra battuta e argilla. Uno di questi cortili ha restituito un silos per derrate alimentari, verosimilmente cereali, e una profonda cisterna di forma quadrangolare che presenta la parte superiore rivestita da un’incamiciatura di pietre. Nella stessa cisterna è stato rinvenuto un considerevole quantitativo di ceramiche riferibili a varie epoche, ma per la maggior parte ascrivibili al periodo che va dal V al III sec. a.C.
La ceramica fenicia arcaica, anche orientale, presente in notevole quantità nei vari livelli di vita dell’abitato, associata a vasellame greco tardogeometrico, consente di inserire Sulky nell’ambito della prima ondata di colonizzazione fenicia dell’Occidente e di datare l’abitato al 770 a.C., grazie anche al ritrovamento di recipienti di chiara fattura libanese.
L’insediamento di Sulky venne penalizzato dalla conquista cartaginese dell’isola, anche se, dal IV secolo a.C. sono numerosi i resti di età punica che ne attestano la ripresa economica e il rinnovato ruolo di capoluogo di una regione ampia e fittamente popolata.
Nel IV sec. a.C. si colloca lo sviluppo della cinta muraria fortificata, completata da alcune torri, una porta a vestibolo con due leoni monumentali e una sorta di fortilizio ubicato nella zona del tofet. Proprio il tofet, situato all’estremità settentrionale dell’abitato, in località Guardia de Is Pingiadas, costituisce uno degli elementi di continuità di vita più significativo della storia dell’antica colonia. Infatti, il primo impianto del santuario è da collegarsi al primo periodo di vita dell’insediamento, con il rinvenimento di tegami monoansati di fattura fenicia ma di derivazione nuragica, sintomo di un integrazione pacifica del popolo levantino con le genti locali.
Per quanto riguarda le necropoli, quella fenicia si può localizzare verosimilmente sulla costa sotto l’area portuale, mentre quella punica è da individuare con sicurezza sotto l’attuale abitato. La necropoli punica di Sulky è attualmente una delle più importanti del Mediterraneo, con un numero di tombe molto esteso (circa 1500), la cui cronologia va dai primi anni del V alla fine del III sec. a.C.
Nella necropoli prevalgono le tombe a camera ipogea, caratteristiche del periodo punico, anche se non mancano sepolture a “enkytrismos”, ossia all’interno di anfore, riservate esclusivamente ai bambini, e alcuni rari esempi di tombe a fossa con copertura a lastre di tufo. Le tombe più antiche sono situate verso la chiesa e il centro del paese, come dimostra la recente scoperta di un ipogeo dei primi anni del V sec. a.C. nella via Belvedere.
I numerosi e importanti reperti fenici e punici rinvenuti negli scavi del tofet, della necropoli e dell’abitato, nonché oggetti di età romana sono visibili nel Museo Archeologico Comunale “Ferruccio Barreca”.

Servizi
Accessibilità fisica facilitata per visitatori con esigenze specifiche nelle seguenti aree: Museo Archeologico, Tofet, Acropoli, Museo etnografico. Audioguide, bookshop, visite guidate.

Storia degli scavi
Le prime menzioni sull’antichità e l’importanza del sito di Sant’Antioco risalgono al 1580, ad opera del canonico Giovanni Fara. Dopo di lui molti altri studiosi, tra i quali Della Marmora e lo Spano, si interessarono al sito. I primi interventi scientifici di scavo archeologico furono condotti da Antonio Taramelli, che nel periodo compreso tra il 1903 e il 1921 pubblicò con rigore e precisione il rendiconto della propria attività d’indagine. Successivi interventi furono condotti da Salvatore Puglisi, Paolo Mingazzini e Giovanni Lilliu. Nel 1956 ebbero inizio le indagini sistematiche. Gennaro Pesce scoprì nella località significativamente nota come “Sa Guardia de is Pingiadas” il tofet ed estese l’indagine alla necropoli punica. Successivi interventi, a partire dal 1967, furono condotti da Ferruccio Barreca nell’area della necropoli punica. Alla fine degli anni ’80 Piero Bartoloni, Paolo Bernardini e Carlo Tronchetti indagarono un’area dell’abitato del I sec. d.C. (Cronicario).

LINK:
http://www.sardegnacultura.it/j/v/253?v=2&c=2488&t=1&s=20080

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